Uno stile di vita, non solo una dieta
Oggi l’essere vegan è un po’ una moda, si sa. Molti hanno sposato questo stile alimentare perché convinti che sia più sano e leggero o perché volevano un po’ disintossicarsi da un sovraccarico di proteine animali. Come si dice? L’importante è che se ne parli! E questa ondata ha fatto bene agli animali!!!
Essere vegan però non è semplicemente una scelta alimentare, è uno stile di vita, anzi uno stile di pensiero che caratterizza e condiziona (positivamente, intendiamoci!) il proprio modo di vivere sotto vari, moltissimi aspetti.
In realtà ognuno vive questa scelta in maniera personale, come è giusto che sia, per cui io posso parlare solo per me stessa, anche se alcuni principi sono generalmente condivisi dal mondo veg.
Credo che una scelta così travolgente (sì, proprio nel senso che ti investe tutto e ti travolge!) ognuno la debba e la possa fare secondo le proprie necessità e disponibilità. In astratto posso anche condividere un determinato principio ma se poi non sono in grado di rinunciare al prosciutto perché mi piace da morire… vorrà dire che avrò scelto di eliminare gli alimenti di origine animale ma ogni tanto mi concederò un panino al prosciutto! Cosa cambia agli altri? Faccio davvero fatica ad accettare il giudizio altrui – ancor più quando si tratta di persone che mangiano tutto e guardano la cosa “da fuori”!
Cosa ho fatto io?!
- Personalmente prima di decidere che non avrei più mangiato animali, non essendo ancora pronta, ho eliminato gli accessori: scarpe, borse e cinture in pelle, salvo ciò che avevo già ed ho continuato ad usare. Questo mi ha creato non pochi problemi nel trovare scarpe resistenti e di buona qualità, anche se adesso cominciano ad esserci in commercio offerte più adeguate. Qualche disagio lo ho avuto e lo ho tuttora quando si tratta di fare regali di gruppo e viene scelta una borsa in pelle o un orologio con cinturino in cuoio… io mi scuso e se posso provvedo diversamente
- L’anno prima ero stata a visitare lo zoo di Zurigo. Ho impresso nella mente lo sguardo triste e il movimento ripetitivo, sempre uguale, cadenzato, straziante, di un orso che percorreva il poco pochissimo spazio a sua disposizione in su e in giù. Non ho mai più messo piede in uno zoo – o parco zoologico, così come si chiamano adesso per dare un’idea apparente-che-più-apparente-non-si-può di naturalità…
- Aborro qualsiasi manifestazione che coinvolga animali in un ambiente che non sia il loro naturale, che crei loro stress o che li costringa ad “esercizi” innaturali: quindi dal palio al circo, dalle corse di cavalli alle fiere in cui vengono assaliti da orde di bambini che non hanno idea, insieme ai loro genitori e ai loro insegnanti, del disagio che possono creare agli animali con le loro urla
- Anche sui maneggi, sinceramente, sono sempre un po’ titubante, perché ho visto animali montati da persone obese che-non-era-proprio-il-caso! Ci vuole intelligenza nel far le cose!
- Altro capitolo del mio (e non solo mio) essere vegan riguarda tutto il discorso della sperimentazione animale dei prodotti di cosmesi. Finalmente, dopo mille battaglie dei movimenti animalisti, la norma europea vieta che i prodotti cosmetici e per l’igiene personale siano testati su animali. Attenzione però perché alcune multinazionali continuano a fare test in altri paesi extra UE, per cui, se si vuole, meglio attenersi alle positive liste con le aziende che si sono realmente impegnate a non utilizzare ingredienti testati su animali né direttamente né dai propri fornitori e a non eseguire test sul prodotto finale. Vi consiglio di approfondire sul sito di Essere Animali e della Lav
- Stesso discorso per i prodotti della pulizia per la casa. Naturalmente questo richiede uno sforzo economico perché scegliere prodotti non sperimentati su animali, purtroppo, significava e in parte significa ancora oggi selezionare prodotti di nicchia che costano di più. Anche perché spesso, per fortuna, si tratta di aziende attente anche all’ambiente e alla persona, che quindi scelgono formule più sane e meno inquinanti. E, nostro malgrado, scegliere bene comporta ancora uno sforzo economico maggiore. Questo è un grande problema a mio avviso. Voler vivere secondo principi etici – che vadano dal non uccidere animali al non sfruttare il lavoro minorile – può esser fatto solo a caro prezzo per il consumatore.
Forse andrebbero rovesciate un po’ le cose:
forse dovrebbero essere imposti standard minimi di qualità molto rigorosi, di una qualità a 360 gradi, che farebbero fuoriuscire dal mercato tutti i prodotti scadenti o realizzati con altissimi costi nascosti.
Ma questo è un altro discorso…
- Il fai da te viene in aiuto – magari ci torneremo – e poi ci sono soluzioni semplici come una macchina per pavimenti a vapore e tante piccole realtà artigianali-imprenditoriali che propongono sul mercato prodotti sani e naturali. Io per esempio mi sono affidata a Saybio perché mi offre garanzia sia sul fronte rispetto degli animali e dell’ambiente, sia per la qualità del prodotto per la mia persona!
- Infine (credo) la questione dei farmaci! Eh questa sì che è complicata! Sotto mille punti di vista ed io non ho certo la competenza e la preparazione per proporvela come si deve. Ma anche i farmaci vengono sperimentati su animali. Vi invito a documentarvi o a confrontarvi con ricercatori preparati. Non ci vuol molto però a capire che il nostro organismo è diverso da quello di un topo. E senza voler fare polemiche sterili (io, così insignificante, davanti ai colossi mondiali della farmaceutica!) mi chiedo solo perché non si passi solo ed esclusivamente a test in laboratorio con l’ausilio di tutte le tecnologie e le scoperte scientifico-mediche cui si è addivenuti negli ultimi anni! Insomma, io tendo a non usare farmaci, li limito il più possibile, anche perché non sono così certa che facciano solo del bene…! E piuttosto cerco di rafforzare il mio sistema immunitario. Ma qui si finirebbe per parlare di medicine alternative e di nuovo non sono preparata e rischierei di parlare di pancia!
Ma una cosa è certa: la scelta di diventare vegetariani o vegani spesso si accompagna ad un cammino ben più ampio di consapevolezza e non è raro che questo si traduca nel volersi curare con metodi più naturali o si accompagni con percorsi di meditazione, yoga, ricerca di un tempo di qualità… Torno a dire:
tutto è connesso!