Principi inderogabili o obiettivi praticabili?
A volte bisogna un po’ mollare la presa. E lo dice una che proprio elastica non si può definire con tutte le regole e i principi che la guidano nella vita (vegana, no circo-zoo-corrida-palio, mamma generale, non troppa TV, abbasso-i-centri-commerciali-evviva-le-botteghe-di-quartiere e potrei continuare per ore…!)! Però troppa rigidità, specialmente nei confronti degli altri, è controproducente.
E se si tira troppo la corda alla fine si potrebbe spezzare e incrinare rapporti ai quali teniamo, vanificare i nostri (o gli altrui) sforzi, allontanare persone da noi e dalle riflessioni che abbiamo loro proposto, irrigidire posizioni che altrimenti, con il dialogo e il confronto potrebbero forse avvicinarsi o almeno comprendersi e rispettarsi reciprocamente…
Mi viene in mente un libro in cui Marco Bianchi nell’illustrare una ricetta fa riferimento ad un barattolo di fagioli. La mia prima reazione è stata quasi di sdegno – mi darei anche di arrogante snob da sola…!!! – perché i fagioli si comprano secchi, si mettono in ammollo e si cuociono a fuoco lento! Ma poi mi sono detta:
perché???
Perché chi non ha il tempo di fare tutta questa tiritera dovrebbe rinunciare a fare quella ricetta?
Perché escludere a priori chi non crede siano meglio quelli secchi o semplicemente è di corsa o è in vacanza?! Bravo Marco Bianchi! Il suo obiettivo è comunque invitare le persone a mangiare sano e per arrivare a questo deve prima passare dal proporre delle ricette anche se non proprio “ligie” alle regole salutari, se comunque il fatto di iniziare a mangiare più legumi o variare cereali passa anche da barattoli e cibi confezionati, va bene! Poi forse verrà il momento della consapevolezza: forse chi ha imparato a gustare nuovi sapori, un diverso modo di preparare un pasto, presto si porrà alcune domande sulla qualità di quei cibi, sulla loro provenienza, sulle modalità di cottura…
Io di istinto sono per tutto-subito-perfetto. Ma non è vincente! Affatto! E piano piano ho capito che a volte un piccolo compromesso può rappresentare un passettino in avanti e non un passo troppo piccolo. Come sempre sono punti di vista!
E quindi principi inderogabili,
con il rischio di restare da soli, fermi nella propria convinzione senza possibilità di dialogo, interazione, scambio con gli altri,
o obiettivi praticabili?
Ovvero un po’ più di tolleranza, di morbidezza, elasticità tali da permettere una strada che seppur con qualche deviazione e qualche possibilità di inciampare conduca verso la direzione che ci siamo proposti? Senza rinnegare niente, alcun principio, solo permettendo agli altri di intraprendere il proprio percorso, secondo il proprio bagaglio di esperienze e le proprie attitudini, con tutto il tempo di cui necessitano per elaborare (se vogliono), provare, riflettere, negare e poi rivalutare (così come molto probabilmente abbiamo fatto anche noi in precedenza, anche se oggi ci sembra tutto naturale, l’unico pensiero possibile…).
Direi assolutamente la seconda.
Sì, a volte bisogna un po’ mollare, e questo vale tanto sui propri credo (me lo dico da sola perché sono un po’ dura di comprendonio e un pochettino rigida: ai bimbi si mette la protezione 50 super natural ma se una volta ce la siamo scordata e abbiamo la 30 vabbe’…! Le schifezze non si mangiano ma ogni tanto sì…! Etc etc etc!), quanto nelle relazioni con gli altri (come si dice, bisogna venirsi incontro).
Che poi è un po’ la stessa cosa perché noi viviamo in mezzo agli altri e dobbiamo farci i conti. Tira tira, se non molli mai la corda si spezza. E ci rimani male.
(to be continued…)